ArcheoFOSS 2020
Pubblicare i dati archeologici con A.R.C.A.: stato dei lavori e prospettive future

Irene Carpanese

irene.carpa@gmail.com

https://unipd.academia.edu/IreneCarpanese

Irene Carpanese si è laureata e dottorata presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova. Nel corso degli anni si è specializzata nel settore delle nuove tecnologie applicate alle discipline archeologiche (database, modelli 3D, siti web).

Nel 2014 ha iniziato a prendere forma l’idea che prevedeva lo sviluppo di un software per la pubblicazione dei dati archeologici online. Il progetto si è concretizzato nel corso di un Dottorato presso l’Università di Padova, grazie al supporto congiunto di tre tutor provenienti da settori disciplinari diversi (proff. Maria Stella Busana e Jacopo Bonetto, archeologi classici e il prof. Nicola Orio, ingegnere informatico).

L’avanzare dei lavori è stato periodicamente documentato da pubblicazioni, che testimoniano l’evolversi (a tratti tortuoso) del percorso di ricerca. Nel 2019, con la fine del Dottorato, si è concluso il progetto; dopo aver lasciato decantare il tutto per qualche mese, è ad oggi doverosa un’esposizione dei risultati raggiunti e dei futuri sviluppi possibili, soprattutto a seguito di questa emergenza sanitaria che ci ha imposto una riflessione concreta sull’importanza dell’informatizzazione e l’apertura dei dati in ambito culturale.

Il nome del Progetto, A.R.C.A., è un acronimo delle funzionalità stesse del prodotto, ossia di Archiviazione, Ricerca e Comunicazione del dato in Archeologia, ed è nato fin da subito con lo scopo di essere un software con cui gestire in maniera semplificata i dati archeologici di varia natura (quindi dal dato testuale a quello spaziale, passando anche per i 3D), impostato come prodotto “scalabile”, ovvero riutilizzabile per diversi progetti e da differenti Enti in maniera autonoma, e semplice nell’utilizzo, in modo tale da incentivare i detentori delle informazioni ad utilizzarlo per aprire i propri dati in maniera trasparente.

Il software è completamente open source, sviluppato sullo stack MEAN, composto da un framework, Angular, un server web, Express, su ambiente Node.js. Rispetto ad altri applicativi, la caratteristica che contraddistingue questo lavoro è l’aver scelto di utilizzare uno stack completamente ECMAScript, che si appoggia a un database di tipo noSQL, in questo caso Mongo. Questa scelta è stata fatta per un motivo ben preciso: l’assenza di schema tipico di un DB non relazionale contribuisce a rendere A.R.C.A. un prodotto flessibile e altamente adattabile per progetti differenti per tipologia e presentazione dei dati, incentivando anche, in uno sviluppo futuro, la comunicazione tra dataset differenti, grazie alla possibilità di inserire i dati di più progetti mettendoli in interconnessione tra loro.

In un momento iniziale era stato diffuso un questionario per comprendere quali fossero le necessità dei possibili fruitori del pacchetto e come fosse percepita la questione dell’apertura dei dati sul web; seguendo le indicazioni estrapolate è stato impostato A.R.C.A. Volendo mantenere questa politica di “progettazione condivisa”, al termine del lavoro, è stata impostata un’ulteriore verifica, grazie alla creazione di un test di navigabilità dell’applicativo, finalizzato ad individuare aspetti tecnici problematici e apporre eventuali modifiche.

A progetto concluso si può affermare che A.R.C.A. risulta un buon punto di partenza, cosa che non deve essere vista come un fallimento della ricerca. In questi anni infatti sono state impostate delle solide basi per sviluppare un software che potrebbe avere grandi potenzialità, ma la sua crescita è direttamente proporzionale al suo utilizzo da parte della comunità archeologica. Questo intervento mira dunque a focalizzare i punti di forza del prodotto ma anche le lacune, presenti come in tutti i prodotti, che però possono essere colmate dai fruitori stessi di A.R.C.A. Lo scopo è quello di sollecitare ad una collaborazione collettiva, partendo dal download del codice disponibile online e iniziando ad utilizzare il prodotto cercando di farlo proprio, con modifiche e implementazioni, al fine di caricare i dati per la consultazione pubblica. Questo per fare un passo avanti sì verso i dati aperti ma soprattutto verso i dati condivisi, concetto di fondamentale importanza per la ricerca archeologica.